ReggioTV – Da Udine a Reggio Calabria, il fascino degli antichi amanuensi


Da Udine a Reggio Calabria, il fascino degli antichi amanuensi

STAMANE ALLA CHIESA ORTODOSSA SAN PAOLO DEI GRECI UNA DIMOSTRAZIONE

Anna Foti

Reggio Calabria. L’antica arte degli amanuensi rivive in Italia grazie all’opera della scuola italiana Scriptorium Foroiuliense, con sede nello storico castello di Ragogna in provincia di Udine, e rivivrà anche a Reggio Calabria dove questa mattina avrà luogo una dimostrazione della suggestiva antica scrittura, alle ore 11:30 presso la chiesa San Paolo dei Greci (chiesa ortodossa).
La scuola è in realtà un’associazione culturale, nata nel 2012, con lo scopo di riscoprire un’arte antica, che attira appassionati di tutto il mondo ed anche molti giovani, e di promuovere l’insegnamento dell’arte calligrafica (scrittura Onciale, Gotica, Cancelleresca – Diplomatica – e Beneventana) attraverso dei corsi.
L’associazione promuove il fascino della scrittura amanuense anche prestando contributi a rievocazioni storiche, esposizioni ed iniziative varie, favorendo la visita l’Opificio Librorum (un’autentica officina del libro medievale con cartulai, cartai, legatori, miniaturisti) e collaborando con la Biblioteca Guarneriana di San Daniele del Friuli, dove sono esposti testi antichi (dall’anno 1000 al 1700), con il Museo della Carta e della Filigrana di Fabriano e con la scuola Mosaicisti del Friuli Venezia Giulia.
Anche la Calabria ha una sua significativa tradizione scrittoria. Ricca fucina di scrittura a mano in lingua Greca, la Calabria è stata culla degli scrittoi (antichi scriptoria) dove per ore e ore monaci ricopiavano testi religiosi per consegnarli ai posteri, mentre la cultura orale diveniva scritta. Ma non solo.
Accanto al Time New Roman e al Garamond, i font molto usati nella scrittura meccanica, vi è anche il Palatino Linotype, erede del carattere tipografico Palatino e portatore di un’impronta di Calabria nell’affascinante storia dell’arte della scrittura e della calligrafia. L’impronta è quella del calligrafo Giovanni Battista Palatino, nato a Rossano Calabro nel 1515 e morto a Napoli sessant’anni, che ispirò il nome del font stesso. La moderna scrittura meccanica, così, oggi è un modo di custodire e rievocare quella che una volta era la preziosa e dimenticata arte della calligrafia con cui tanti letterati del Cinquecento, tra cui il rossanese Giovanni Battista Palatino, hanno accompagnato la nascita del libro per come oggi lo conosciamo*.
Dopo gli amanuensi (servus a manu) – nell’antichità classica l’attività era infatti affidata agli schiavi – con il Cristianesimo la pratica si diffuse nei centri religiosi (in particolar modo le abbazie dei Benedettini). In particolare in Calabria fu registrata un’attiva presenza di monasteri basiliani all’interno dei quali vi erano gli scriptoria.
Siamo oltre il XII secolo, dopo l’attività degli schiavi nell’antica Roma, già da qualche secolo i primi libri (codici) su tavolette di legno, papiro, pergamena e poi carta (superata l’epoca dell’argilla, della lamiera di metallo, della pietra) venivano trascritti da religiosi. Le prime officine libraie furono impiantate presso conventi, abbazie e monasteri in specifici locali detti scriptoria ed i testi scritti, o meglio copiati, erano lezionari, evangeliari, innari, utili alle pratiche liturgiche quotidiane, alcuni anonimi, altri con data, luogo di trascrizione e firma del copista.
La nostra regione, infatti, come anche la Sicilia, è stata patria di intensa attività scrittoria con molti centri monastici della provincia di Reggio Calabria (Bova, San Lorenzo, San Procopio, Gerace, Oppido), Catanzaro (Badolato) e Rossano in provincia di Cosenza in cui testi in lingua Greca venivano copiati affinchè si conservassero e si tramandassero documenti prevalentemente religiosi. Lo scopo era quello di alimentare la trasmissione scritta della lingua Greca, la salvaguardia e la diffusione della cultura. Molti dei testi Italo – Greci furono trascritti in Calabria e molti di essi, pur essendo sopravvissuti ai domini ed alle devastazioni successive, nel tempo furono trafugati, venduti ed oggi sono esposti nelle più prestigiose biblioteche d’Italia ed Europa.
*Dal latino Liber, orginariamente corteccia di albero perché questa era la materia, come anche l’argilla, la lamiera di metallo, la pietra, su cui si studiarono (epigrafia) le prime forme di scrittura. Il papiro e l’alfabeto si devono agli Egizi che scrivevano senza punteggiature e anche da destra verso sinistra (scrittura bustrofedica) oltre 5000 anni fa. Il papiro da cui deriva il termine che oggi traduce carta in inglese (paper), in francese ed in tedesco (papier) ed in spagnolo (papel), in Egitto non fu sostituito prima del 900, mentre in Europa sarebbe stato sostituito dalla carta, la cui etimologia italiana è incerta (forse attraverso il latino charta dal greco charassò= incidere, scolpire), solo dopo il 1000 con gli arabi. La Sicilia potrebbe essere stata la prima frontiera europea sotto l’influenza musulmana.
Dopo la diffusione del ricorso alla carta, dunque, la stampa e la tipografia avrebbero fatto il loro ingresso nella storia dei libri e manoscritti con Johann Gutenberg che tra il 1448 ed il 1454 diede in stampa con i caratteri mobili (tecnica già nota in Corea da qualche secolo) a Magonza, in Germania, il primo libro stampato: la Bibbia a 42 linee, inserita nel 2001 dall’Unesco nell’elenco delle memorie del mondo. L’avvento della stampa è annunciato nella storia dai cosiddetti incunaboli (‘in culla’) con cui si definiscono convenzionalmente i documenti stampati con la tecnologia dei caratteri mobili e realizzato tra la metà del XV secolo e l’anno 1500 incluso. A volte è detto anche quattrocentina. Ai libri stampati di lega il termine segnatura per indicare il numero delle pagine di un intero lavoro editoriale; segnatura che deriva dalle piegature sui si sottopone il foglio stampato in folio – 1; in quarto – 2, in ottavo – 3, in sedicesimo – 4).